Siamo un team di professionisti e volontari dedicati al monitoraggio ambientale, impegnati a tradurre in azioni concrete le politiche locali per favorire la sostenibilità. Facciamo parte della Consulta del Verde di Bologna, un organo del comune che riunisce le principali associazioni ambientali attive sul territorio e che supervisiona l'operato della provincia di Bologna.
La nostra missione è vigilare sul rispetto delle normative ambientali e promuovere l'adozione di pratiche sostenibili in ogni settore. Attraverso rilevamenti, analisi e segnalazioni, monitoriamo costantemente l'impatto delle attività umane sull'ambiente, promuovendo trasparenza e responsabilità. Ci impegniamo per creare un futuro in cui la sostenibilità diventi una realtà tangibile, aiutando le comunità locali a prosperare in armonia con la natura. Unisciti a noi nella promozione di un mondo più verde e responsabile!
Sei un professionista appassionato di temi ambientali, un cittadino che vuole fare la differenza, o semplicemente vuoi ricevere informazioni? Contattaci cliccando qui:
La nostra missione è vigilare sul rispetto delle normative ambientali e promuovere l'adozione di pratiche sostenibili in ogni settore. Attraverso rilevamenti, analisi e segnalazioni, monitoriamo costantemente l'impatto delle attività umane sull'ambiente, promuovendo trasparenza e responsabilità. Ci impegniamo per creare un futuro in cui la sostenibilità diventi una realtà tangibile, aiutando le comunità locali a prosperare in armonia con la natura. Unisciti a noi nella promozione di un mondo più verde e responsabile!
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Il nodo di rastignano e il nostro impegno per l'ambiente
L'associazione Santa Bellezza, oltre al suo ruolo di monitoraggio ambientale, si dedica anche alla piantumazione di alberi. Ci ha colpito profondamente scoprire che a pochi chilometri dal nostro progetto di Bosco Urbano si sta verificando una devastazione ambientale in atto, colpendo flora e fauna senza considerare le esigenze degli abitanti.
L'impatto ambientale di questa situazione è devastante: sono già stati abbattuti 1170 alberi con un diametro superiore a 25 centimetri, compromettendo notevolmente la biodiversità della zona. Ciò diventa ancora più grave poiché questa azione avviene vicino all'argine del fiume e coinvolge una vasta area del Parco del Paleotto, uno dei gioielli della provincia di Bologna. Il taglio degli alberi è stato effettuato senza una valutazione preliminare adeguata dell'impatto socio-ambientale-sanitario previsto, ignorando la normativa sulla partecipazione (Lr. 15/2018) e senza coinvolgere gli abitanti e le associazioni locali che traggono beneficio dal parco.
L'impatto sociale della cementificazione è già evidente: l'accesso al parco è compromesso e le attività delle associazioni locali stanno subendo un impatto negativo. La cementificazione ha anche sottratto ai cittadini uno spazio di aggregazione fondamentale per attività sociali e culturali. La tutela del patrimonio ambientale dovrebbe essere una responsabilità condivisa tra i cittadini e le istituzioni politiche.
In qualità di sentinelle del territorio, ci sentiamo responsabili di segnalare, monitorare e controllare le prossime azioni. Intendiamo partecipare attivamente come cittadini alle scelte politiche ambientali, attivando una rete di cittadini attivi.
L'impatto ambientale di questa situazione è devastante: sono già stati abbattuti 1170 alberi con un diametro superiore a 25 centimetri, compromettendo notevolmente la biodiversità della zona. Ciò diventa ancora più grave poiché questa azione avviene vicino all'argine del fiume e coinvolge una vasta area del Parco del Paleotto, uno dei gioielli della provincia di Bologna. Il taglio degli alberi è stato effettuato senza una valutazione preliminare adeguata dell'impatto socio-ambientale-sanitario previsto, ignorando la normativa sulla partecipazione (Lr. 15/2018) e senza coinvolgere gli abitanti e le associazioni locali che traggono beneficio dal parco.
L'impatto sociale della cementificazione è già evidente: l'accesso al parco è compromesso e le attività delle associazioni locali stanno subendo un impatto negativo. La cementificazione ha anche sottratto ai cittadini uno spazio di aggregazione fondamentale per attività sociali e culturali. La tutela del patrimonio ambientale dovrebbe essere una responsabilità condivisa tra i cittadini e le istituzioni politiche.
In qualità di sentinelle del territorio, ci sentiamo responsabili di segnalare, monitorare e controllare le prossime azioni. Intendiamo partecipare attivamente come cittadini alle scelte politiche ambientali, attivando una rete di cittadini attivi.
un po' di storia
• Ottobre 22/10/2022
Avviene il primo monitoraggio sulla riva del fiume da parte di Santa Bellezza
Avviene il primo monitoraggio sulla riva del fiume da parte di Santa Bellezza
• Novembre 8/10/2022 articolo sulla devastazione ambientale-Resto del Carlino
• Dicembre: prosegue il monitoraggio ambientale
• Dicembre 21/12/2022
Lettera delle associazioni unite per città metropolitana inviata a dicembre al sindaco Lepore, Bonaccini, Clancy, Orioli. Qui il testo:
Lettera delle associazioni unite per città metropolitana inviata a dicembre al sindaco Lepore, Bonaccini, Clancy, Orioli. Qui il testo:
• Gennaio, 5/1/2023 articolo sul monitoraggio con foto su "Il Fatto Quotidiano"
Sempre a gennaio avviene il nostro ingresso nel gruppo comunale della Consulta del Verde e nostro ingresso in Reca; Rete emergenza cambiamenti ambientali, per la costruzione di una rete ambientale regionale.
In seguito alle riunioni richieste dalla Consulta verde sul Nodo veniamo a sapere dai tecnici di Città Metropolitana che ci sono 40.000 eu per rimettere mano alla compensazione dei danni ambientali, ora anche danni al bacino idrico nell’habitat fiume Savena e biodiversità. Ma il tavolo delle compensazioni non va avanti: l’assessora Orioli e il tecnico Martelli non appaiono collaborativi e minimizzano il danno ambientale denunciato da LIPU e dalle altre associazioni: gli articoli apparsi sul giornale finalmente fanno luce sulle “acque sporche” del Nodo.
La ditta STRABAG effettua i lavori, vengono tagliati molti alberi anche per la vendita biomasse, (succede così anche per molti appalti che riguardano la manutenzione dei fiumi).
I maggiori beneficiari dell’opera sono privati: Autostrade italiane, Aeroporto di Roma e Atlantia s.p.a, queste aziende che stanno ricevendo i finanziamenti pubblici sulla carta dovrebbero anche pensare alle compensazioni ma non hanno il minimo interesse per il bene e la salute dei cittadini. (vedi documento opere a verde)
Altre fragilità del progetto : il “Nodo di Rastignano” è un opera pensata 30 anni fa prima delle ultime alluvioni e dei cambiamenti climatici, l’ultimo VIA (valutazione impatto ambientale) è del 2008 e non è mai stato aggiornato, neanche dopo l’alluvione. Neanche dopo che le condizioni ambientali e territoriali cambiate a causa del disastro idro-geologico di maggio 2023.
In seguito alle riunioni richieste dalla Consulta verde sul Nodo veniamo a sapere dai tecnici di Città Metropolitana che ci sono 40.000 eu per rimettere mano alla compensazione dei danni ambientali, ora anche danni al bacino idrico nell’habitat fiume Savena e biodiversità. Ma il tavolo delle compensazioni non va avanti: l’assessora Orioli e il tecnico Martelli non appaiono collaborativi e minimizzano il danno ambientale denunciato da LIPU e dalle altre associazioni: gli articoli apparsi sul giornale finalmente fanno luce sulle “acque sporche” del Nodo.
La ditta STRABAG effettua i lavori, vengono tagliati molti alberi anche per la vendita biomasse, (succede così anche per molti appalti che riguardano la manutenzione dei fiumi).
I maggiori beneficiari dell’opera sono privati: Autostrade italiane, Aeroporto di Roma e Atlantia s.p.a, queste aziende che stanno ricevendo i finanziamenti pubblici sulla carta dovrebbero anche pensare alle compensazioni ma non hanno il minimo interesse per il bene e la salute dei cittadini. (vedi documento opere a verde)
Altre fragilità del progetto : il “Nodo di Rastignano” è un opera pensata 30 anni fa prima delle ultime alluvioni e dei cambiamenti climatici, l’ultimo VIA (valutazione impatto ambientale) è del 2008 e non è mai stato aggiornato, neanche dopo l’alluvione. Neanche dopo che le condizioni ambientali e territoriali cambiate a causa del disastro idro-geologico di maggio 2023.
• Gennaio 15/01/2023
Comunicato stampa di Santa Bellezza:
Noi Santa Bellezza, dopo un attento conteggio dei 1157 alberi nel fiume Savena e nel Parco del Paleotto (a partire da 25 cm di diametro), continuiamo a sostenere i contenuti della lettera redatta insieme alle 14 associazioni presenti sul territorio che hanno collaborato con noi, con la loro testimonianza e esperienza.
Lettera che abbiamo inviato alle istituzioni, da cui aspettiamo una risposta e con cui desideriamo un pacifico e, soprattutto, concreto confronto.
Vogliamo che i cittadini vengano ascoltati, così come le associazioni e le realtà soprattutto che lavorano da anni per monitorare il fiume, come Lipu, WWF, Cai, Comitato Contratto Savena e Area Paleotto.
Effettuare un’adeguata compensazione non significa piantare piccoli alberi in lotti frammentati, tra strade e autostrade. Significa considerare la complessa rete di relazioni che gli esseri viventi stabiliscono tra loro in un rapporto di interdipendenza chiamato “habitat”.
Significa far tornare gli uccelli tutelati che la Lipu monitorava nel fiume Savena e che ora sono spariti, così come le specie protette del parco, lavorare a stretto contatto con questi esperti.
Eravamo presenti alla giornata del 15 novembre in cui è avvenuto l’incontro aperto alla cittadinanza e alla nostra domanda sulla compensazione per la salute e il verde i tecnici non hanno saputo dare risposta. Non ci hanno indicato dove, come e quando né in che modo. Tra tutti i documenti quello sulla compensazione ambientale appare fumoso e disarticolato.
Questo ricalca lo spirito di un'epoca che semplifica un disastro ambientale come quello di una strada ad alta velocità costruita sull'argine del fiume, senza più vegetazione ripariale, a alto rischio di erosione.
Bisogna attuare processi partecipativi che non avvengano a giochi fatti, dove gli abitanti abbiamo reale peso sulle decisioni e non debbano subire le scelte di una politica che non tiene conto dei cambiamenti climatici, del rischio che comporta vivere in una delle maggiori città inquinate d’Italia come Bologna.
Vogliamo un’amministrazione lungimirante che risponda a queste richieste occupandosi realmente dei delicati equilibri di un territorio.
Grazie, Santa Bellezza.
Noi Santa Bellezza, dopo un attento conteggio dei 1157 alberi nel fiume Savena e nel Parco del Paleotto (a partire da 25 cm di diametro), continuiamo a sostenere i contenuti della lettera redatta insieme alle 14 associazioni presenti sul territorio che hanno collaborato con noi, con la loro testimonianza e esperienza.
Lettera che abbiamo inviato alle istituzioni, da cui aspettiamo una risposta e con cui desideriamo un pacifico e, soprattutto, concreto confronto.
Vogliamo che i cittadini vengano ascoltati, così come le associazioni e le realtà soprattutto che lavorano da anni per monitorare il fiume, come Lipu, WWF, Cai, Comitato Contratto Savena e Area Paleotto.
Effettuare un’adeguata compensazione non significa piantare piccoli alberi in lotti frammentati, tra strade e autostrade. Significa considerare la complessa rete di relazioni che gli esseri viventi stabiliscono tra loro in un rapporto di interdipendenza chiamato “habitat”.
Significa far tornare gli uccelli tutelati che la Lipu monitorava nel fiume Savena e che ora sono spariti, così come le specie protette del parco, lavorare a stretto contatto con questi esperti.
Eravamo presenti alla giornata del 15 novembre in cui è avvenuto l’incontro aperto alla cittadinanza e alla nostra domanda sulla compensazione per la salute e il verde i tecnici non hanno saputo dare risposta. Non ci hanno indicato dove, come e quando né in che modo. Tra tutti i documenti quello sulla compensazione ambientale appare fumoso e disarticolato.
Questo ricalca lo spirito di un'epoca che semplifica un disastro ambientale come quello di una strada ad alta velocità costruita sull'argine del fiume, senza più vegetazione ripariale, a alto rischio di erosione.
Bisogna attuare processi partecipativi che non avvengano a giochi fatti, dove gli abitanti abbiamo reale peso sulle decisioni e non debbano subire le scelte di una politica che non tiene conto dei cambiamenti climatici, del rischio che comporta vivere in una delle maggiori città inquinate d’Italia come Bologna.
Vogliamo un’amministrazione lungimirante che risponda a queste richieste occupandosi realmente dei delicati equilibri di un territorio.
Grazie, Santa Bellezza.
• Gennaio 30/01/2023
• Febbraio 1/02/2023 Articolo apparso sulla rivista Nautilus: “Bosco Urbano, esercizio sentimentale di cittadinanza”.
• Marzo 21/03/2023 performance di Santa bellezza e Paleotto 11 sul Rebirth day promosso da Michelangelo Pistoletto.
• Maggio: alluvione; il cantiere del NODO di RASTIGNANO proprio su via Paleotto viene travolto dalle acque del fiume, la strada crolla e quel tratto su via Paleotto non esiste più.
• Maggio 17/05/2023 COMUNICATO STAMPA. *“Esondazione del Paleotto: spazzato via il cantiere del nodo”:
Ieri, 17 maggio 2023 il cantiere del Nodo di Rastignano è stato spazzato via dalle acque del fiume del Savena. Un’opera pensata venti anni fa: una strada ad alto scorrimento proprio sulla riva del fiume, tra il comune di Bologna e quello di Pianoro. Paletti, transenne, sponde arancioni plastificate, persino l’asfalto della strada: tutto è stato fagocitato e trascinato via dalla potenza delle acque. Il fiume si è ripreso il suo spazio.
Da novembre 2022 la nostra associazione “Santa Bellezza” denuncia il taglio di 1157 alberi proprio sulla riva di quel fiume che ha spazzato via tutto. Alberi che erano parte della fascia ripariale, una sponda che trattiene il terreno dalle erosioni e dalle esondazioni. Alberi abbattuti per fare largo al cantiere, che oggi avrebbero potuto contenere il fiume.
Da mesi dunque il Paleotto è scenario di lotte ambientali, dove le associazioni del territorio denunciano a gran voce lo scempio operato dall’intervento umano. Il nodo di Rastignano, infatti, come denuncia la Lipu, "viola le leggi del consumo suolo e della tutela territoriale per i luoghi che ospitano specie protette".
Anche il nostro territorio – tutelato da una serie di vincoli per la ricchezza e delicatezza della biodiversità - è vittima di questa insaziabile ossessione nel costruire inutili e dannose infrastrutture, i cui proventi vanno ad ingrassare le tasche di aziende private, che guadagnano non solo sulla salute dei cittadini dell’ambiente con impatto sulla nostra vita, ma anche sulle future generazioni.
A Gennaio 2023, data la gravità della situazione e la preoccupazione dei cittadini che si sono ritrovati le ruspe “in casa”, abbiamo scritto una lettera firmata insieme ad altre 14 associazioni rivolta all’assessora Orioli, al sindaco Lepore, al presidente Bonaccini per chiedere di fermare il cantiere. A quella lettera non è mai stata data risposta.
Ora i danni sono irreparabili, la grave alluvione è la dimostrazione evidente della follia di quel progetto, ma noi non dimentichiamo i nomi dei responsabili. E non dimentichiamo neanche che quei tagli folli di oltre mille alberi hanno moltiplicato il rischio esondazione e di frana. E ora le facce tristi dei presidenti, dei tecnici, degli assessori sono soltanto una presa in giro. Pretendiamo che il cantiere del Nodo di Rastignano non venga mai più riaperto.
Chi ripagherà i danni alla salute dei cittadini, alle case, agli sfollati e nelle zone alluvionate? Come mai questa regione, che è una delle prime in Italia per consumo di suolo, cementificazione e tagli massicci di alberi, ora piange e si stupisce di un’emergenza meteo che la travolge?
Come fa un comune, che si dichiara Carbon Neutral entro il 2030, a permettere un’opera del genere con il taglio di 1157 alberi sulla riva di un fiume a rischio esondazione?
La stessa regione che ora sta progettando un'opera devastante come il Passante di Mezzo la cui realizzazione implica altro consumo di suolo, altri gas tossici per la popolazione, altri tagli massicci e zone di verde sottratte alla cittadinanza, senza tener conto del cambiamento climatico in atto.
Come si pretende di arginare fenomeni di devastazione ambientali di interi ecosistemi, ora trasformati in tragedie, con la compensazione di alberini che si seccano in una stagione, piantati ai cigli delle strade in lotti isolati e non accessibili?
Oggi il Paleotto, travolto dalla potenza del fiume, fortunatamente senza vittime,è un simbolo di questa tragedia immensa che ha colpito l’Emilia Romagna.
E’ l’emblema dell’incapacità delle istituzioni di ascoltare i cittadini e le associazioni.
Il presidio della battaglia ambientale per la tutela del territorio che tante comunità stanno combattendo contro il cambiamento climatico. La dimostrazione evidente che la natura, alla fine, riprende il suo corso.
• Maggio 17/05/2023 COMUNICATO STAMPA. *“Esondazione del Paleotto: spazzato via il cantiere del nodo”:
Ieri, 17 maggio 2023 il cantiere del Nodo di Rastignano è stato spazzato via dalle acque del fiume del Savena. Un’opera pensata venti anni fa: una strada ad alto scorrimento proprio sulla riva del fiume, tra il comune di Bologna e quello di Pianoro. Paletti, transenne, sponde arancioni plastificate, persino l’asfalto della strada: tutto è stato fagocitato e trascinato via dalla potenza delle acque. Il fiume si è ripreso il suo spazio.
Da novembre 2022 la nostra associazione “Santa Bellezza” denuncia il taglio di 1157 alberi proprio sulla riva di quel fiume che ha spazzato via tutto. Alberi che erano parte della fascia ripariale, una sponda che trattiene il terreno dalle erosioni e dalle esondazioni. Alberi abbattuti per fare largo al cantiere, che oggi avrebbero potuto contenere il fiume.
Da mesi dunque il Paleotto è scenario di lotte ambientali, dove le associazioni del territorio denunciano a gran voce lo scempio operato dall’intervento umano. Il nodo di Rastignano, infatti, come denuncia la Lipu, "viola le leggi del consumo suolo e della tutela territoriale per i luoghi che ospitano specie protette".
Anche il nostro territorio – tutelato da una serie di vincoli per la ricchezza e delicatezza della biodiversità - è vittima di questa insaziabile ossessione nel costruire inutili e dannose infrastrutture, i cui proventi vanno ad ingrassare le tasche di aziende private, che guadagnano non solo sulla salute dei cittadini dell’ambiente con impatto sulla nostra vita, ma anche sulle future generazioni.
A Gennaio 2023, data la gravità della situazione e la preoccupazione dei cittadini che si sono ritrovati le ruspe “in casa”, abbiamo scritto una lettera firmata insieme ad altre 14 associazioni rivolta all’assessora Orioli, al sindaco Lepore, al presidente Bonaccini per chiedere di fermare il cantiere. A quella lettera non è mai stata data risposta.
Ora i danni sono irreparabili, la grave alluvione è la dimostrazione evidente della follia di quel progetto, ma noi non dimentichiamo i nomi dei responsabili. E non dimentichiamo neanche che quei tagli folli di oltre mille alberi hanno moltiplicato il rischio esondazione e di frana. E ora le facce tristi dei presidenti, dei tecnici, degli assessori sono soltanto una presa in giro. Pretendiamo che il cantiere del Nodo di Rastignano non venga mai più riaperto.
Chi ripagherà i danni alla salute dei cittadini, alle case, agli sfollati e nelle zone alluvionate? Come mai questa regione, che è una delle prime in Italia per consumo di suolo, cementificazione e tagli massicci di alberi, ora piange e si stupisce di un’emergenza meteo che la travolge?
Come fa un comune, che si dichiara Carbon Neutral entro il 2030, a permettere un’opera del genere con il taglio di 1157 alberi sulla riva di un fiume a rischio esondazione?
La stessa regione che ora sta progettando un'opera devastante come il Passante di Mezzo la cui realizzazione implica altro consumo di suolo, altri gas tossici per la popolazione, altri tagli massicci e zone di verde sottratte alla cittadinanza, senza tener conto del cambiamento climatico in atto.
Come si pretende di arginare fenomeni di devastazione ambientali di interi ecosistemi, ora trasformati in tragedie, con la compensazione di alberini che si seccano in una stagione, piantati ai cigli delle strade in lotti isolati e non accessibili?
Oggi il Paleotto, travolto dalla potenza del fiume, fortunatamente senza vittime,è un simbolo di questa tragedia immensa che ha colpito l’Emilia Romagna.
E’ l’emblema dell’incapacità delle istituzioni di ascoltare i cittadini e le associazioni.
Il presidio della battaglia ambientale per la tutela del territorio che tante comunità stanno combattendo contro il cambiamento climatico. La dimostrazione evidente che la natura, alla fine, riprende il suo corso.
• Maggio 20/05/2023: articolo di Linda Maggiori aul Manifesto: “Rastignano, gli ambientalisti avevano avvertito”
• Giugno: articolo sul Manifesto di Giuditta Pellegrini: "BOLOGNA. Città del greenwashing e delle cementificazioni"
• Giugno 11/06/2023: partecipazione di Santa Bellezza al Festival organizzato da Bologna for Climate Justice per raccogliere finanziamenti per gli alluvionati:
• Giugno e Luglio: sollevamento di tutti i movimenti ambientali sulle politiche cieche della città metropolitana che dichiarano che il disastro dell’alluvione è un disastro dovuto alla mal gestione e cementificazione del suolo.
• Luglio 01/07/2023: Nuovo monitoraggio post-alluvione sul cantiere del nodo di rastignano con esperti: Gabriele Bollini urbanista, Barbara Faccini, geologa, Bruno della Lipu e Giovanni Dinelli, agronomo dell’Università di Bologna.
• 10/07/2023: Intervista a Santa Bellezza e Gabriele Bollini per l’Idea di Pianoro
• Luglio: incontro a Pianoro sul Nodo con Sindaco Pianoro e assessore del verde, di fronte alla grande contestazione dei i cittadini chiamano i carabinieri con taser che vengono allontanati da Davide Celli, consigliere comunale dei verdi.
Con RECA (rete emergenza climatica ambientale) iniziamo a chiedere una MORATORIA PER RIVEDERE TUTTI I PROGETTI IN VIA DI COSTRUZIONE VICINO AI CORSI D’ACQUA: alla quale urliamo a più voci, anche con la Consulta del Verde di Bologna, voci che non vengono ascoltate.
Con RECA (rete emergenza climatica ambientale) iniziamo a chiedere una MORATORIA PER RIVEDERE TUTTI I PROGETTI IN VIA DI COSTRUZIONE VICINO AI CORSI D’ACQUA: alla quale urliamo a più voci, anche con la Consulta del Verde di Bologna, voci che non vengono ascoltate.
• Luglio 09/07/2023: articolo di Linda Maggiori:
Continua la nostra battaglia, con Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia-Romagna e Consulta del Verde per chiedere controlli e sicurezza alle opere progettate vicino ai corsi d'acqua, dopo l'alluvione. Giovedì27 luglio 2023 siamo interpellati in un' udienza conoscitiva presso il consiglio comunale di Bologna in merito al nostro monitoraggio sul Cantiere del Nodo di Rastignano.
• Luglio 27/07/2023: Intervento di Cecilia Lorenzetti per Santa Bellezza a Palazzo d’Accursio
Per tre ragioni l’opera non è sostenibile:
1. AMBIENTALE;
2. ARCHITETTONICA, VINCOLO BELLE ARTI trovato un muro del ‘600 che corrisponde al Mulino del Paleotto (inviamo lettera a Soprintendenza).
3. SICUREZZA. Il progetto va rivisto dopo l’alluvione perché i piloni non possono più appoggiare sul terrazzamento di via del Paleotto, chiediamo garanzie di tutela per la salute e la sicurezza dei cittadini.
1. AMBIENTALE;
2. ARCHITETTONICA, VINCOLO BELLE ARTI trovato un muro del ‘600 che corrisponde al Mulino del Paleotto (inviamo lettera a Soprintendenza).
3. SICUREZZA. Il progetto va rivisto dopo l’alluvione perché i piloni non possono più appoggiare sul terrazzamento di via del Paleotto, chiediamo garanzie di tutela per la salute e la sicurezza dei cittadini.
• Agosto: Invece di ascoltare la richiesta di Moratoria di RECA e Consulta del verde di Bologna il cantiere accelera, portano del materiale di riporto sull’argine, non si parla neppure più di compensazione e i politici non rispondono.
• Da settembre 2023 a novembre 2023: Interventi mancati sulla sicurezza, inadempimenti istituzionali: documento Valutazione Impatto Ambientale è del 2008 e non è stato riadattato dopo l’alluvione.
Via del Paleotto è crollata e dunque i piloni non potranno essere messi come da progetto (vedere intervento Bollini per Santa Bellezza, Manifesto e Idea Pianoro), in questi mesi è stato ristretto l’alveo del 50 per cento ed è stata costruita una strada dentro il fiume con materiale di riporto che potrebbe bloccare le chiuse di Bologna durante una prossima alluvione.
Via del Paleotto è crollata e dunque i piloni non potranno essere messi come da progetto (vedere intervento Bollini per Santa Bellezza, Manifesto e Idea Pianoro), in questi mesi è stato ristretto l’alveo del 50 per cento ed è stata costruita una strada dentro il fiume con materiale di riporto che potrebbe bloccare le chiuse di Bologna durante una prossima alluvione.
I lavori non si bloccano e non è stata data risposta a RECA e Consulta del Verde che hanno chiesto moratoria alla Città metropolitana. Orioli cede incarico da assessora ambiente a Clancy.
• Dicembre 6/12/2023: Intervento per la trasmissione di inchiesta Report. Speriamo che Bernando Iovine ci aiuti a far luce sulla questione “NODO”, sopralluogo con XR, CTA, professor D’Aulerio e comitato per la salute dei cittadini.
incrementare il trasporto su gomma va contro tutte le direttive europee sulla sostenibilità
Incrementare il trasporto su gomma non è una soluzione sostenibile per la mobilità di una città per diversi motivi:
- Inquinamento atmosferico: Il trasporto su gomma, specialmente quello basato su veicoli a combustione interna, contribuisce all'inquinamento atmosferico emettendo gas serra, come il biossido di carbonio (CO2), e inquinanti atmosferici come il biossido di azoto (NO2) e le particelle sottili. Questi inquinanti hanno effetti dannosi sulla salute umana e contribuiscono al cambiamento climatico.
- Congestione del traffico: L'incremento del trasporto su gomma spesso porta a una maggiore congestione stradale. Ciò non solo aumenta il tempo trascorso nei trasporti, ma contribuisce anche a uno spreco di risorse come il carburante, con conseguenze negative sull'efficienza energetica e l'ambiente.
- Consumo di suolo: L'espansione delle infrastrutture stradali richiede l'uso di suolo, che potrebbe essere destinato a scopi agricoli o alla conservazione dell'ambiente naturale. La perdita di spazi verdi e la frammentazione degli habitat possono minacciare la biodiversità locale.
- Inequità nella mobilità: Il trasporto su gomma può escludere le persone che non possiedono un veicolo o non possono guidare, creando disuguaglianze nella mobilità. Le città dovrebbero invece promuovere soluzioni di trasporto accessibili a tutti.
- Rischi per la salute: L'esposizione prolungata al traffico su gomma può causare problemi di salute, tra cui malattie respiratorie, cardiovascolari e stress. I pedoni e i ciclisti possono anche essere a rischio di incidenti stradali.
- Sostenibilità ambientale: Aumentare il trasporto su gomma va contro gli sforzi di promuovere la sostenibilità ambientale e ridurre le emissioni di gas serra. Le città dovrebbero invece spostare l'attenzione verso soluzioni di trasporto pubblico efficienti, ciclovie, passeggiate pedonali e veicoli a emissioni zero come i veicoli elettrici.